Recensione del romanzo 1Q84 dello scrittore giapponese Haruki Murakami

Grafica di Maria Biancu

Secondo i dettami del Costruttivismo Epistemologico esiste una realtà esterna, indipendente dall’osservatore, la quale però è inconoscibile da parte dello stesso che prova a decodificarla attraverso un processo di costruzione. Ognuno pertanto “vive nel proprio mondo”, un mondo mutevole che cambia a seconda delle nostre esperienze, siano esse positive o negative e, perché no, a seconda dei nostri stili di vita. Sembra questa la chiave per comprendere appieno il romanzo 1Q84 dello scrittore giapponese Haruki Murakami.

 I protagonisti sono due, Aomane e Tengo, le cui storie procedono in parallelo, sino all’agnizione finale: la prima è un assassina professionista che vendica le donne che hanno subito violenze domestiche, il secondo è un ghost writer, impegnato nella riscrittura di un emblematico romanzo, La crisalide d’aria. Il racconto inizia con la protagonista Aomane che, imbottigliata nel traffico della tangenziale di Tokyo decide, su consiglio dell’autista del taxi che la sta accompagnando, di scendere dalla scala di emergenza. Una volta scesa si accorge però che i poliziotti utilizzano delle armi più pesanti di quelle che ricordava, scopre perciò di non trovarsi più nel 1984, ma in un altro mondo che convenzionalmente chiamerà 1Q84, e nel quale vi sono due lune: rapporto uomo-luna che ricorda molto l’Eneide virgiliana “tacitae per amica silentiae lunae; il richiamo al romanzo orweliano è invece evidente dal titolo.  

I due che in comune hanno avuto un’infanzia di solitudine, sono innamorati l’uno dell’altra da quando alle scuole elementari Aomane strinse la mano di Tengo: da allora non hanno più avuto notizie l’uno dell’altra. Entrambi entrano nel 1Q84 e si trovano parallelamente messi alle strette da una oscura setta religiosa, il Sakigake, e dai misteriosi e inquietanti little people. In questo mondo inizia la loro seconda vita, quella della ricerca reciproca. Quando si arriva all’apice di questa lotta e finalmente il lettore pensa di riuscire a comprendere i misteri dei little people e del Sakigake, lo scrittore giapponese opta, kafkianamente, per un inversione di rotta che porterà i due protagonisti a cercare di fuggire dal 1Q84. La setta Sakigake ed i little people sembrano pertanto indicare metaforicamente i segreti dell’esistenza e, per questo, restano inaccessibili.

Aomane che tiene d’occhio ogni particolare però, nota una piccola anomalia al rientro nel 1984. Un’inezia che fa comprendere come i due siano entrati in un altro mondo ancora: una terza dimensione che tende a coincidere con quella dell’amore. Un romanzo nel quale tutto torna, o meglio, tutto torna, a patto che non si voglia indagare l’inconoscibile, ovvero gli interrogativi dell’esistenza, rappresentati proprio dal Sakigake, o dai little people che sul finale del romanzo fuoriescono dalla bocca del cadavere di Ushikawa.

Studiata infine è proprio la citazione dello scrittore russo Anton Čechov “se in un racconto compare una pistola, bisogna che prima o poi spari”. Non è un caso che la pistola regalata da Tamaru ad Aomane alla fine non spari!

Recensione di Prof. Maurizio Brianda.